TuesayToDos – Al cinema col poeta Vate

IL CATTIVO POETA di Gianluca Iodice

Nei cinema dal 20 maggio esce il film tanto atteso sull’ultimo periodo di Gabriele D’Annunzio, pellicola tra quelle rimaste prigioniere dalla pandemia incominciata nel 2020. Il trailer promette intanto una fotografia ben curata, una regia che dalle inquadrature non sembra né troppo autoriale né pomposa, ma soprattutto ci regala un Sergio Castellitto sopra le righe, a suo agio nei panni del poeta.

Il film racconta appunto gli ultimi anni della sua vita, sovrano del suo esilio dorato sul Vittoriale, messo da parte da un Mussolini col quale condivideva alcune idee ma non lo status: il problema principale era la collisione di due personalità esibizioniste e narcisiste che non potevano convivere sopra lo stesso palcoscenico. Il Superuomo D’annunzio è diventato un vecchio solitario e sconfitto, tra lampi di fierezza e una pazzia genuina, che ancora desta preoccupazione alle file fasciste per la sua figura troppo magnetica, seducente, accattivante agli occhi dell’allora (?) fragile e “facile” popolo italiano. Si sa, D’Annunzio fu tra i primi a comprendere il potenziale e le possibilità dei mezzi di comunicazione di massa, quindi l’incontro-scontro col Duce fu tutt’altro che scontato, anche se non venne mai giocato a carte scoperte, ma con, come si suol dire, buon viso a cattivo gioco.

La trama in sé ha l’impianto classico del gioco Maestro-Allievo visto e rivisto in film come Profumo di Donna e Will Hunting. Tutto poggia sulle spalle del giovane Giovanni Comini (Francesco Patanè), al quale, appena promosso, viene conferito il delicato incarico di sorvegliare il poeta, considerato pericoloso in vista del fragile momento nel quale vede l’Italia in procinto di stringere alleanza con Hitler. Inevitabilmente, il giovane resterà affascinato e influenzato dalla presenza imponente del vecchio poeta.

Benché sia un espediente narrativo, come detto, risaputo, gioca un ruolo fondamentale nel determinare, attraverso gli occhi del giovane, la figura del poeta in contrasto con la realtà del fascismo. Benché non ne sia l’opposto, ma una sorta di antitesi laterale, quasi un villain che mette in crisi gli stessi fondamenti del fascismo in cui il giovane protagonista (sembra) credere.

Il vero punto di forza nel film, oltre a Castellitto che fisicamente rende benissimo la prestanza fisica di D’Annunzio, è il suo produttore, Matteo Rovere, regista di gioielli nostrani come Il primo re e Veloce come il vento. Una presenza la sua che sembra una garanzia.

Un percorso il suo, iniziato con Romolo e Remo e giunto al poeta Vate, che sembra abbia come intenzioni quelli di addentrarsi nella realtà storica italiana. Finalmente qualcuno che, ultimamente, ci pensa.

Gabriele D’annunzio. La somiglianza con Sergio Castellitto è molto forte.

Per questo martedì è tutto, buona visione!

-Mehdi-

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